Latina, dove si decide il tuo campionato?

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio
05.12.2018 11:33 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Latina, dove si decide il tuo campionato?

Ho atteso qualche giorno prima di tornare a scrivere su questo spazio. Ho aspettato, direi inutilmente, che il trittico dei confronti con Cassino, Castiadas e Ladispoli, desse una risposta sul vero volto del Latina dopo lo sfavillante successo sulla Torres, primo impegno dell’era Di Napoli. Attesa inutile perché le tre partite menzionate non hanno detto granché, semmai hanno confermato la natura ondivaga delle prestazioni e del gruppo nerazzurro. Ogni qualvolta una vittoria ha suggerito l’auspicio di una svolta, puntuale è arrivata la smentita nella partita successiva.

Non è stato questo, però, il solo motivo del mio silenzio. Ho fatto passare del tempo pure per fare sbollire la rabbia per l’esonero di Carmine Parlato. A distanza di giorni la rabbia non c’è più, ma continuo a non condividere la decisione assunta, al di là delle qualità di Di Napoli, che mi auguro vivamente riesca al meglio nel suo lavoro. Parlato per il Latina Calcio 1932, società nuova ed inesperta nel panorama nazionale, rappresentava un punto di forza: essere riusciti a portare al Latina il tecnico più vincente dell’ultimo quinquennio era per il club nerazzurro un punto di forza, la prova concreta della propria ambizione e capacità imprenditoriale.

La vicenda di Parlato ha inoltre fatto emergere un quadro non rassicurante. Pare di capire che il campionato del Latina prima ancora che sul campo, si decida nello spogliatoio, se non addirittura nel chiuso dell’ufficio di qualche procuratore, con conseguente limitazione dei margini decisionali della società. Piaccia o no, i procuratori sono attori al pari di altri del calcio nostrano, ma quando il loro diventa un ruolo predominante, allora c’è di che preoccuparsi. Se davvero così fosse, l’azione della società dovrà essere necessariamente ben più radicale e non limitarsi al palliativo di un nuovo allenatore.