A Pescara un'impresa da ricordare. Ora la palla passa alla società

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi cede ai tentacoli del calcio.
08.01.2023 12:00 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
A Pescara un'impresa da ricordare. Ora la palla passa alla società

Dal doppio svantaggio al pareggio finale (2-2), l’impresa portata a termine dal Latina a Pescara è di quelle che si fanno ricordare. Ma del pomeriggio dello “Adriatico” ci sarà anche altro da perpetuare nel tempo.

Ci sta, tutti possiamo compiere un errore, ci mancherebbe.  Confondere l’errore con l’orrore è però ben altra cosa: il fallo fischiato a Sannipoli per il rigore che ha portato al vantaggio del Pescara non ha una logica, una motivazione, è pura fantasia, anzi cieca fantasia.  Pur riguardando più volte l’azione incriminata, non si riesce a comprendere cosa abbia sanzionato il siciliano Pirrotta, l’arbitro della partita. Nel dopo partita Bedetti, alter ego di Di Donato in panchina, ha parlato di una manata in faccia, ma le immagini televisive escludono pure questo tipo di contatto. Resta il mistero, anzi l’orrore.

L’occasione è buona, perdonate, pure per una piccola disgressione in merito all’esser giornalista di calcio oggi.  Il telecronista di Elevensports, evidentemente privo di monitor, ha continuato a parlare di un “presunto fallo di mano”, mentre il suo collega di Sky, bontà sua, ha definito il rigore “dubbio”.  Due esempi di giornalismo datato, piatto e mediocre. Quando le telecamere ti consentono di vivisezionare ogni azione, il commento descrittivo deve essere capace di trasformarsi in commento tecnico e di opinione. Quello che succede in campo, grazie alle immagini, lo vedono tutti, ma tutti non hanno le chiavi per interpretare, per capire, per sapere e qui interviene la professionalità del commentatore. Non si può definire dubbio un rigore assurdo, bisogna avere il coraggio di uscire dai canoni del politically correct e iniziare a dire le cose come stanno.

Oltretutto, il rigore ha rischiato di sbattere fuori strada il Latina che fino a quel momento aveva ben coperto il campo. Sotto di un gol, i nerazzurri si sono disuniti, hanno perso compattezza e si sono consegnati al Pescara. Il 3-4-2-1 riproposto da Di Donato non ha retto, il centrocampo ha fatto poco filtro e di fase offensiva se n’è vista poco o niente. Una prestazione imbarazzante, per certi tratti irritante: faceva rabbia vedere gli sforzi per recuperare la palla da parte degli uomini della mediana vanificati dall’evanescenza degli avanti, incapaci finanche di dare un minimo di respiro ai compagni di squadra. Una incapacità che equivale ad una sorta di mancanza di rispetto verso chi più di altri si impegna in campo.   

Pure tra mille difficoltà, Esposito e compagni sono per lo meno riusciti a evitare l’imbarcata e, nonostante il doppio svantaggio, a mantenere aperta la partita il che ha consentito a Di Donato e Bedetti di cambiare registro alla squadra, rifugiandosi nel collaudato 3-5-2, potenziato dall’ingresso di Margiotta, prima, Di Livio poi e quindi Belloni. A fare la differenza è stato soprattutto Di Livio, che ha offerto ai suoi una lezione gratuita di come si attaccano i fianchi della difesa avversaria.  Con lui in campo, Amodio ha ritrovato tempi e geometrie, mentre Sannipoli, libero da un peso eccessivo di responsabilità, ha potuto rincorrere, e alla fine trovarlo, il gesto che ne ha confortato la giornata altrimenti rovinata dal fallo “non fallo” del rigore inesistente.

Sull’orlo del baratro, il Latina ha saputo riprendere una partita che sembrava segnata e di questo gli va dato merito. Domenica altro big match, al Francioni arriva la capolista Catanzaro, e nel frattempo il mercato porterà altre novità, auspicando operazioni di maggiore spessore di quelle finora portate a termine e la  smentita delle voci di cessioni eccellenti (Teraschi, Giorgini, Tessiore) che avrebbero il sapore della resa e confermerebbero i rumors circa la debolezza economica della società.