Duttilità e fluidità, dal Sant'Elia torna un Latina in crescita

Dal 1992 è collaboratore de “Il Messaggero”, dal 2009 collabora con la “Gazzetta dello Sport”. Inizia scrivendo di baseball, poi, complice la quinquennale esperienza nel Latina come dirigente accompagnatore, cede ai tentacoli del calcio.
28.09.2015 18:30 di  Vincenzo Abbruzzino   vedi letture
Duttilità e fluidità, dal Sant'Elia torna un Latina in crescita

Sono diversi i motivi per i quali apprezzare la prova del Latina a Cagliari. In particolare mi è piaciuta la duttilità tattica di cui la squadra è stata capace. Al Sant’Elia, Iuliano ha dichiarato il tridente offensivo, ha poi giocato con il centrocampo a 5 e in ultimo ha sperimentato il 4-2-3-1, ricavandone indicazioni più che positive. Un funambolismo permesso oltre che dalla flessibilità tecnica dei suoi interpreti, dalla loro predisposizione al sacrificio e alla corsa, e in particolare penso a Scaglia e Schiattarella.

In Sardegna, duttilità ha poi fatto rima con fluidità. A tratti i nerazzurri hanno dato l’impressione di giocare a memoria, sovrastando sul piano tattico l’avversario. Da rivedere però l’impostazione, troppo spesso il Latina ha perso palla in fase d’uscita, con la difesa sbilanciata, costretta ad affannosi recuperi.

Il Cagliari ha prevalso grazie alle sue individualità, eppure per vincere ha avuto bisogno di un aiutino da parte dei nerazzurri. L’errore di Di Gennaro sulla zuccata vincente di Giannetti è così evidente da non meritare commento. La riflessione è suggerita invece dal gol di Balzano, di bella fattura, favorito però dalla mancata chiusura degli avversari. Probabilmente sarebbe toccato ad Ammari andare incontro all’avversario e che non l’abbia fatto è la conferma che, nonostante i progressi, il franco-algerino ha ancora margini di crescita. 

Nella stessa azione, ad impallare la visuale di Di Gennaro c’era Corvia, risucchiato in posizione arretrata dall’avanzamento dei centrali difensivi del Cagliari. Ma è mai possibile che l’unica punta nerazzurra debba scalare tanto profondamente? Non ci si può poi sorprendere che Corvia, affaticato, sia risultato poco lucido proprio nel momento del forcing finale, quando sarebbe servito l’istinto killer dell’attaccante.