Vivarini, fiducia a tempo con le ombre del passato

24.10.2016 15:00 di  Marco Ferri   vedi letture
Fonte: Il Giornale di Latina - Anteprima Sport
Vivarini, fiducia a tempo con le ombre del passato
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© foto di Federico Gaetano

Un passo avanti e due indietro. Il Latina uscito tra la pioggia di fischi dei suoi pochissimi sostenitori è una squadra che ha visto la propria crisi tecnica pesare più di quella societaria di un Pisa al quale non si può non riconoscere lo spirito caratteristico di chi è chiamato a salvarsi. Quelle prerogative che Gattuso, nelle difficoltà, ha saputo trasmettere allo stesso gruppo con cui (si) era abituato a vincere nella passata stagione, sono le stesse che Vivarini non è riuscito a far assorbire ai suoi, sin da fine agosto costretti a camminare sui carboni ardenti della classifica e incapaci di sottrarsene neppure dopo la secchiata d’acqua potenzialmente rigenerante della vittoria sul Trapani.

LE COLPE DEL TECNICO - L’esegesi di una prestazione talmente vuota da assumere contorni parimenti irritanti e preoccupanti chiama in causa tutti i limiti che hanno punteggiato il primo quarto di stagione. “Qualità” e “personalità” sono i termini che latitano nel dizionario dell’undici nerazzurro e della cui assenza non può che essere quantomeno corresponsabile il tecnico stesso. Se la seconda è (anche) un peccato di gioventù, determinato in buona parte dall’inesperienza di gran parte dei componenti della rosa a misurarsi sul palcoscenico della B, la prima non è solo conseguenza del mercato estivo ma è anche causata dalle sue scelte. La trasformazione forzata del 3-5-2 provato in estate e adoperato nelle prime giornate in un 4-4-2 dettato soprattutto dalle defezioni, è stata puntualmente sconfessata non appena l’ex Teramo ha potuto disporre di almeno tre difensori di ruolo, favorendo così il ripristino di un sistema di gioco che non solo depotenzia le frecce più efficaci nell’arco, ma finisce per svilirle. Tra le manifeste incongruenze di una squadra preparata – a detta del suo timoniere all’alba del suo insediamento -, “per aggredire l’avversario e imporre il proprio gioco”, continua ad esserci l’impiego dei giocatori maggiormente determinanti (Acosty e Scaglia) in posizioni che ne inibiscono, o peggio ancora ingabbiano, il potenziale, innescando un effetto boomerang che va a lambire di riflesso i compagni. Se a ciò si aggiungono carenze strutturali, errori marchiani dei singoli (per inciso: allenabili, in quanto da associare alla sfera della concentrazione, e per questo attribuibili al tecnico) e la diffusa percezione di non saper rovesciare l’inerzia accompagnata da un’evidente involuzione sul piano del gioco, si dipinge un quadro di generale sconforto con cui si approccia la doppia trasferta di Vercelli e Cittadella.

CROCEVIA - Un passaggio che, a questo punto, diventa decisivo per le sorti di un allenatore il cui bonus sembra essere decisamente esaurito. La media punti da retrocessione senza appello (0,90 con proiezione finale di 38, “utili” per agguantare il penultimo posto nel maggio scorso) rappresenta un credito che raramente è stato concesso ai suoi predecessori. Per informazioni basta chiedere a Iuliano (1,18 in 11 partite) e Somma (1,18 in 17 match), accompagnati alla porta per molto meno , mentre la pazienza nei confronti di Beretta si esaurì già dopo sette uscite (e una media punti di 1) e Breda – con un mese da detenuto in attesa di giudizio che lo condusse fino alla separazione all’imbocco della sosta -, che si guadagnò un surplus di fiducia grazie all’exploit della stagione precedente ma al quale non bastò una media di 0,93 (ottenuta in 14 gare) per preservare il posto a fine 2014.

RITORNO DI FIAMMA? - Qualora le terre del Nord dovessero restituire un Latina ancora più inguaiato in classifica e incapace di sterzare sul piano delle prestazioni e degli attribuiti, allora lo strappo potrebbe consumarsi senza ulteriori tentennamenti. E a quel punto tutti gli indizi, per capacità e conoscenza di ambiente e rosa, porterebbero verso Carmine Gautieri, l’allenatore cui il Latina deve buona parte della sua permanenza nella categoria e che meglio di chiunque altro, nei suoi due mesi di gestione (da marzo a maggio scorso) ha saputo valorizzare i calciatori dal tasso tecnico più elevato. Ai box dopo aver rifiutato la proposta di rinnovo del club di Piazzale Prampolini, il Gaucho ha declinato anche le successive offerte arrivate sulla sua scrivania – da società di B e Lega Pro -, tutte economicamente inferiori a quella avanzata dal tandem Maietta-Aprile. Ora, alle giuste condizioni, sarebbe pronto a rimettersi in gioco e potrebbe rappresentare la prima (ma non certo unica) e più credibile soluzione qualora prevalesse la dolorosa scelta di un avvicendamento che Vivarini può fugare solo rivitalizzando una squadra alla perenne ricerca di se stessa.